La mente umana è uno strumento meraviglioso e davvero potente. Peccato, però, che qualcuno si sia dimenticato di darci il libretto di istruzioni. Peccato che, il più delle volte, per non dire sempre, non siamo affatto capaci di cogliere i suoi raffinatissimi meccanismi di funzionamento e, anzi, ci lasciamo ingannare come polli.
Ebbene sì. Anche in questo momento, mentre io scrivo e mentre tu leggi, la nostra mente ci sta ingannando. Non solo perché ci fa credere di essere la nostra identità (ma questo te l’ho già raccontato, vero?), ma anche perché ci fa credere che la realtà là fuori sia solida, oggettiva, tangibile, immodificabile.
Ma, come vedremo, è la mente stessa a costruire la sua realtà.
Ebbene sì, lo ripeto: quella che ci piace definire realtà non è altro che una costruzione parziale, deformata, sfocata, a opera della mente (che, lo ricordo, fa parte di noi ma non è noi).
Per essere più precisi, la mente è costantemente impegnata a ricostruire, attraverso cinque raffinati meccanismi che vedremo tra poco, un suo modello di realtà che tenderà a essere riconfermato più e più volte, in un circolo vizioso o virtuoso, nel corso della vita. In altre parole, se la mente col tempo si convince di “qualcosa”, sarà estremamente difficile farle credere il contrario. Perché si metterà alla ricerca di elementi e informazioni che sostengono la sua “tesi”, e perché ci farà adottare tutti quei comportamenti e tutte quelle abitudini che, alla fine dei giochi, le daranno sempre e soltanto ragione.
Ti faccio solo questo esempio.
L’altro giorno incrocio un collega in bagno, ma sono talmente di fretta che lo saluto guardandolo soltanto di sfuggita. La mia mente, però, è convinta che basti osservare la camicia, il paio di jeans, la statura e soprattutto il fatto di essere l’unico collega del piano con queste caratteristiche, per riconoscere perfettamente chi si trova davanti. Poco dopo, però, l’errore clamoroso viene a galla, perché non ho salutato affatto la persona che credevo di salutare, ma un’altra, nemmeno tanto somigliante. Eppure, avrei potuto riconoscere la voce, avrei potuto mettere bene a fuoco il suo viso…
Eppure, mi sono lasciato ingannare come un idiota. E questa è soltanto una delle scorciatoie cognitive a cui il cervello ogni tanto ricorre per pigrizia o per sovraccarico di informazioni (nel mio caso, no, si tratta soltanto di vecchiaia precoce).
Questi cinque auto-inganni che ti voglio raccontare, invece, sono molto ma molto più potenti, e soprattutto sono sempre all’opera, ogni sacrosanto giorno della nostra vita.
Non vedi l’ora di scoprirli, vero? 👇
1. L’attenzione selettiva
L’ambiente attorno a noi è troppo ricco di informazioni e di stimoli e la mente non può fare altro che selezionare quelli più importanti a cui prestare la dovuta attenzione. Se dovesse processare ogni minimo dettaglio, infatti, ne verrebbe rapidamente oberata, non trovi? L’attenzione selettiva è, per l’appunto, quel meccanismo cognitivo che consente di portare l’attenzione soltanto su alcuni particolari stimoli provenienti dall’ambiente e ignorare tutto il resto, che diventa semplice “sfondo”.
Questo ci permette di concentrarci esclusivamente su quegli aspetti di cui abbiamo più bisogno in uno specifico momento, garantendo un notevole risparmio di energia al nostro potentissimo, ma pur sempre limitato, cervello. Questo “inganno” può rivelarsi molto utile in tantissime situazioni della vita, ma cosa succede se questo meccanismo si dovesse inceppare, o se non fosse poi così preciso? Cosa succede se portiamo l’attenzione ossessivamente sugli elementi “sbagliati” ed escludiamo invece quelli più utili e costruttivi per il nostro sviluppo personale?
Immagina, per ipotesi, di trovarti in mezzo a una folla di persone: potresti decidere di individuare i tipi più sospetti e pericolosi, quelli che magari potrebbero derubarti o aggredirti fisicamente. Allora potresti pensare (e magari già lo pensi) che il mondo sia un posto insidioso da cui doversi difendere a spada tratta. Oppure, potresti concentrarti sulle persone più gentili e amichevoli, con cui magari intraprendere una piacevole conversazione. In questo caso, la tua idea del mondo ne uscirebbe di gran lunga più rosea, diciamo così.
Se ci pensiamo bene, non esiste, tra i due, un approccio più corretto dell’altro: ci sono persone malintenzionate al mondo, è vero, ma non sono tutte così. La verità è che la nostra mente, per come l’abbiamo addestrata, porterà sempre l’attenzione verso tutto ciò che può confermare le sue convinzioni e la sua idea di realtà.
2. La memoria selettiva
Se l’attenzione non può che essere selettiva, lo deve essere, a maggior ragione, anche la memoria. Gli episodi della vita sono talmente numerosi che non ci è possibile ricordarci tutto e con la stessa precisione.
Anche i ricordi, quindi, vengono “scelti”.
Anche qui, in genere, recuperiamo informazioni dalla nostra memoria nel momento in cui ne abbiamo bisogno. Pertanto, se l’attenzione selettiva non ci fa vedere certe cose, magari proprio sotto al nostro naso, la memoria selettiva non soltanto non ci farà ricordare certe cose, ma porterà a galla soltanto quelle informazioni in grado di rafforzare i nostri convincimenti. Se pensi di essere un “fallito”, per esempio, tenderai a riportare alla mente tutti i fallimenti e tutte le cadute del passato. Se invece pensi di essere infallibile, ignorerai del tutto gli errori che hai commesso nella vita, perché la mente, con l’inganno, tenderà inevitabilmente a scartarli e a non farteli nemmeno ricordare.
3. I falsi ricordi
Diamo per scontato, sbagliando, che i ricordi siano perfetti e accurati. Ma dobbiamo ammettere, purtroppo, che le cose non stanno affatto così. I ricordi sono un fake. Delle immagini distorte e irrealistiche costruite dalla nostra mente, del tutto in buona fede, e depositate lì a lungo termine.
Non solo i ricordi possono rivelarsi del tutto fallaci, ma anche inventati di sana pianta (e qui si parla, in gergo, di falsi ricordi). In particolare, i falsi ricordi, secondo la teoria della fuzzy trace (“traccia sfocata”), si formano perché tendiamo a dare un significato alle esperienze che stiamo vivendo, e questo significato può “sovrapporsi” generando nella memoria un evento che non è mai accaduto, ma che risulta del tutto coerente con la situazione.
In parole povere, non possiamo fidarci nemmeno della nostra memoria.
4. Il correttore automatico
La nostra mente ha un’idea ben precisa di cos’è giusto e cos’è sbagliato, e tenderà a correggere in modo automatico, senza chiedere il permesso, qualunque errore pensi di trovare davanti a sé. Se leggi una frase piena di errori grammaticali, infatti, la tua mente riuscirà in ogni caso a coglierne agevolmente il significato. Se mancano delle informazioni in un determinato contesto, la mente farà di tutto per colmare, “da sola”, ogni possibile lacuna.
In che modo? Ricorrendo ai modelli mentali già a disposizione, al modo in cui la mente stessa è stata “programmata” nel corso degli anni, per esempio, oppure ripercorrendo le esperienze passate attraverso la memoria che, come ormai sappiamo, non è per nulla affidabile.
Questo meccanismo, è evidente, risulta molto utile per interpretare il mondo attorno a noi in modo più efficiente e veloce, ma cosa accade se la “correzione” non è corretta? Cosa accade se arriviamo alle nostre belle conclusioni utilizzando le informazioni sbagliate, anche se del tutto coerenti con i nostri schemi mentali?
5. Le autogiustificazioni
Questo meccanismo, tra tutti, è forse il più subdolo, perché riguarda la nostra sfera psichica e può agire a livello inconscio. L’autogiustificazione subentra ogni volta che si crea un conflitto, un attrito, tra le nostre convinzioni e quello che è invece il nostro comportamento effettivo (in gergo, si parla di dissonanza cognitiva).
Quando facciamo qualcosa di cui non andiamo fieri e che non è coerente con le nostre idee, si crea uno stato emotivo insoddisfacente che dobbiamo sanare al più presto. A questo punto, la mente interviene costruendo una spiegazione logica e razionale che giustifichi il comportamento dissonante ed elimini quindi ogni traccia di incoerenza tra idee e fatti.
Se sono un tipo che tiene molto alla puntualità e al rispetto degli orari, per esempio, ogni volta che sarò in ritardo tenderò a dare la colpa a fattori esterni come il traffico o la sveglia capricciosa, oppure potrei dire a me stesso: non era poi un appuntamento così importante. Se mi sono messo a dieta e poi vengo invitato a una festa di compleanno, giustificherò i miei inevitabili sgarri dicendomi: non posso mica deludere il festeggiato, devo mangiare per forza quella maledetta fetta di torta!
In pratica, le autogiustificazioni sono un meccanismo difensivo, attuato in buona fede, per far fronte a una situazione di disagio psicologico, dove sussiste un disallineamento tra quello che facciamo e quello che crediamo di dover fare. L’autogiustificazione appare innocua e assolutamente credibile ai nostri occhi, e si può alimentare attraverso l’attenzione selettiva, la memoria selettiva, i falsi ricordi e il correttore automatico, cioè a tutti quegli inganni a cui può ricorrere la mente.
Tirando le fila
Attraverso cinque modalità che spesso sfuggono alla nostra consapevolezza, la mente costruisce la sua realtà. Sceglie dove portare l’attenzione e che cosa ignorare. Sceglie (in modo impreciso) cosa ricordare e cosa riportare nel presente. Corregge in automatico quelli che secondo lei sono errori e si giustifica quando le cose non vanno come dovrebbero, per far tacere i sensi di colpa.
Così la mente, giorno dopo giorno, in buona fede, imbastisce la sua fitta ragnatela di inganni. Per fortuna, la nostra mente non fa solo questo. Per fortuna, la nostra mente può osservare sé stessa e, quindi, cambiare sé stessa.
Fonte:
La tua mente può tutto, Italo Pentimalli, Mondadori, 2019